grazie a Emilio Zitti

"La guerra, ragazzi! E' come un cacciatore che, senza pensarci due volte , uccide il passero. Chi spara per primo è salvo, l'altro….…."
Sono queste le parole di mio nonno Emilio che, nato nel 1935, ha vissuto tutta la II Guerra Mondiale.
Era il 1944 e a San Biagio di Filottrano era nato un nuovo fronte tra tedeschi e polacchi.
Mio nonno, sua madre e i suoi fratelli dovevano restare tutto il giorno attaccati al muro di casa se volevano sopravvivere: alberi che cadevano, tetti che crollavano, il "pagliaro" in fiamme soltanto perché i polacchi non riuscivano a colpire un avversario.
Suo padre, creduto una spia dai tedeschi in ritirata, venne catturato e portato all'interno di una villa nelle vicinanze di casa sua.
All' arrivo dei polacchi i tedeschi fuggirono; soltanto uno era rimasto lì con i prigionieri: era in realtà un polacco che si era arruolato con i tedeschi e, sapendo che sarebbe stato ucciso, si era tolto i vestiti e si era mischiato a loro.
Quando il padre di mio nonno era stato liberato, il giorno dopo la cattura, era tornato a casa, felice di incontrare di nuovo la sua famiglia.
Mio nonno, intanto, era costretto a dormire in una stalla.
Una notte ha sentito un boato: era un cannone tedesco nascosto dietro al capannone. Infatti, intorno alla stalla era sempre guerra: quattro camion polacchi pieni di bombe erano stati fatti saltare in aria dai tedeschi.
Dopo alcuni giorni il fronte si era "dissolto" . Passavano a centinaia macchine e mezzi.
Molti erano stati i morti. Nei campi di battaglia erano rimasti parecchi missili e un carro armato FIAT immatricolato con il numero 212, sottratto al governo italiano dai tedeschi.
Entrambi gli eserciti avevano portato guerra e distruzione.
Mio nonno, poi, assonnato si alza dalla sedia e, a bassa voce, tra sé e sé, mormora di nuovo: " La guerra, ragazzi!"
Ha continuato a raccontarmi di alcuni fatti che gli erano rimasti impressi nella memoria: un soldato polacco, molto esperto, controllava le case in cerca dei tedeschi nascosti. Mio nonno ricorda che, armato di pistola, passava di stanza in stanza e cercava da ogni parte; quando aveva perquisito una stanza passava all'altra, per non farsi assalire da eventuali nemici. Ricorda anche quel giorno quando dei tedeschi pranzavano tranquillamente con un contadino della zona: mangiavano la pasta e si erano fatti consegnare del vino per la partenza imminente. All'arrivo dei polacchi presero gli zaini e fuggirono.
Finito il racconto mio nonno mi ha mostrato alcuni oggetti di allora etichettati e custoditi gelosamente in un sacco giù in garage.
Vi erano due tipi di oggetti: armi e utensili per la vita di tutti i giorni. C'erano proiettili di piccole dimensioni, la scatola di un missile, alcune viti lunghe circa mezzo metro del carro armato che era rimasto vicino casa sua e persino un elmetto tedesco, che in tempi recenti ha aggiustato e riverniciato. Tra gli utensili c'erano una padella per cuocere la polenta, uno dei piatti più mangiati a quel tempo, vista la carenza di altri tipi di cibo, una borraccia di un soldato tedesco e un rasoio molto simile ad un attuale tosa cespugli.
Mi mostrò, persino, una falcetta usata nei campi e una specie di paletta adoperata per togliere le bucce dal grano. L'ultimo oggetto estratto è stato un lume a petrolio, utilizzato al posto delle nostre moderne lampadine che aveva custodito gelosamente perché apparteneva alla sua vecchia casa.
Ora molti ricordi sono andati perduti perché i suoi genitori sono morti e lui è andato a vivere in un'altra casa a Campocavallo.
Quando mi ha mostrato quegli oggetti vecchi e arrugginiti si è commosso e, insieme a quegli oggetti ha riposto nel sacco tutti i suoi ricordi.

 
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